Associazione Culturale Fotografica “ Antonino Paraggi “
In collaborazione con Circolo Fotografico “ LA GONDOLA “ – Venezia
Con il sostegno di Galletti Fashion e Business
inaugurazione: sabato 18 dicembre, ore 18.30
Paolo Monti - Col cuore, con l’anima, con la ragione. Ritratti 1947 - 1955
Spazio Antonino Paraggi
•
Via Pescatori 23, Treviso
www.antoninoparaggi.it
ingresso libero
dal 18 dicembre 2004 al 6 febbraio 2005 • dal mercoledì alla domenica dalle 16.00 alle20.00 • chiuso lunedì e martedì, nonché 24, 25, 31 dicembre e 1° gennaio • Ingresso libero • inaugurazione: sabato 18 dicembre 2004, ore 18.30 • in collaborazione con Il Circolo Fotografico La Gondola • con il sostegno di Galletti Aurelio s.r.l.
La mostra Col cuore, con l’anima, con la ragione. Ritratti 1947 - 1955, composta da 42 immagini, molte delle quali inedite, costituisce la più importante rassegna sulla ritrattisca di Paolo Monti presentata in Italia dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1982.
Fra i tanti percorsi espressivi intrapresi negli anni cruciali del dopoguerra da Paolo Monti - personalità inquieta e alquanto articolata della fotografia italiana - è nel ritratto che l’Artista introdusse gli elementi più innovativi.
La lettura complessiva di questa mostra non può, in ogni caso, prescindere dal momento storico in cui le immagini furono scattate: la volontà di rinascita del Paese e i fermenti di rinnovamento nell’arte contemporanea, a Venezia particolarmente evidenti come alla Biennale del 1948, con l’arrivo nella città lagunare di Peggy Guggenheim e l’apertura della Galleria “Il Cavallino” di Carlo Cardazzo.
La nuova espressività non colse Monti di sorpresa, tutt’altro. Le testimonianze dell’incipiente stagione dell’informale, i Pollock, Kline, Soulages, Rothko appesi nei padiglioni della Biennale o nelle gallerie di Cardazzo furono i segni primari cui l’Artista attinse, rielaborandoli, nella sua personale visione fotografica.
Non si trattò di pedissequa imitazione ma della lucida intuizione che anche la fotografia, finalmente affrancata dalla sudditanza pittorica e dai lacci della visione classica, poteva avere una sua autonomia e dialogare paritariamente con le altre arti figurative.
Ciò doveva valere, naturalmente, anche per il ritratto, e questa mostra ne offre testimonianza.
Esemplari gli ultimi ritratti di Meme o Mariel, la nipote prediletta seguita per molte stagioni dal passaggio adolescenziale alla maturità, colta in atteggiamento enigmatico e irraggiungibile, vero prototipo della donna moderna ed anticipatrice dell’inquietudine e dell’incomunicabilità che più tardi, ad esempio, avrebbero costituito la poetica del cinema di Antonioni.
L’abbandono degli stereotipi e dell’intento celebrativo sono riscontrabili anche nei numerosi ritratti degli artisti coevi di cui vengono proposti alcuni fra gli esempi più significativi: Dova, Guidi, Pomodoro, Baj, etc.; anche in questo caso sulla narrazione prevale lo studiatissimo rapporto forma- luce e artista-opera.
Ed infine, la nutrita serie dei ritratti dedicata a Mina Opizzi, per lunghi anni segreta compagna dell’Artista, di cui per la prima volta viene esposta una accurata selezione tratta dalle centinaia di fotografie scattate da Monti e mai apparse in pubblico.
In questo caso è il sentimento a prevalere, la componente affettiva e passionale, per quanto controllata, ad emergere, anche se affiorano gli stilemi e i leit-motiv ricorrenti nelle immagini più note.
Queste immagini assolutamente “private” ci restituiscono un inedito che, tentando un’ipotesi azzardata ma non impossibile, trova persino riscontro in certe raffigurazioni femminili del cinema americano degli anni ’40 e ’50. Provenienti dal fondo “ Mina ed Ezio Opizzi”, sono esposte al pubblico per la prima volta; la relativa collezione fu acquisita dall’Archivio Storico della Gondola grazie alla generosità dell’Associazione Cremonese per la Cura del Dolore che così intese onorare la memoria dei coniugi Opizzi suoi benefattori.
PAOLO MONTI nasce a Novara nel 1908 figlio di un funzionario di banca con l’hobby della fotografia. Laureatosi in Economia alla Bocconi di Milano trova impiego presso la società mineraria Montecatini;all’inizio della seconda guerra mondiale lavora presso gli stabilimenti di Porto Marghera.
Alla fine del conflitto si dimette dalla Montecatini per assumere la vice direzione del Consorzio Agrario che ha sede nel centro storico veneziano dove Monti viene ad abitare.
Il contatto con la realtà lagunare accende la passione fotografica, mai veramente coltivata in precedenza.
Frequenta il negozio Fotorecord del fratelli armeni Pambakian dove sul finire del 1947 assieme a Gino Bolognini, Alfredo Bresciani e Luciano Scattola fonda il Circolo La Gondola.
Monti ne rimane presidente sino al 1953 quando decide di lasciare l’impiego e la città per andare a Milano ad iniziare la carriera di fotografo professionista.
Si specializza nell’architettura e nelle riproduzioni d’arte collaborando con prestigiose case editrici assieme alle quali stamperà oltre 200 volumi; non trascura tuttavia la ricerca personale che lo porterà a risultati di assoluta avanguardia.
Dal ’64 al ’66 insegna tecnica della fotografia all’Umanitaria di Milano; sempre nel ‘66 gli viene commissionato il censimento delle valli appenniniche e dei centri storici dell’Emilia Romagna che sarà l’inizio della monumentale catalogazione di numerosissime città e centri minori italiani.
Dal ’70 al ’74 insegna tecnica ed estetica della fotografia presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna.
Muore a Milano nel 1982 dopo breve malattia.
IL CIRCOLO FOTOGRAFICO LA GONDOLA. Fondato nel 1947 ma ufficialmente il 1 gennaio 1948, si distinse subito per la novità del linguaggio ponendosi al centro fra la ricerca dell’estetica neorealista e il formalismo aristocratico e idealizzante della Bussola.
Questo nuovo stile riconosciuto in Europa come l’ ècole de Venise grazie soprattutto alla guida colta e illuminata di Paolo Monti , attirò e formò una generazione di fotografi che avrebbe contribuito in modo sostanziale al rinnovamento della fotografia italiana : Giorgio Giacobbi, Toni Del Tin, Fulvio Roiter, Gianni Berengo Gardin, Giuseppe “Bepi”Bruno, Elio Ciol, Sergio Del Pero, solo per citare i più noti.
Non fu da meno l’attività espositiva iniziata con le grandi Biennali di Fotografia che portarono in Italia per la prima volta i maggiori rappresentanti della fotografia internazionale.
Anche dopo l’uscita di Monti e nonostante le alterne vicende comuni a tutti gli organismi amatoriali, il Circolo non ha mai cessato di costituire un riferimento per la fotografia impegnata fondando il suo procedere su una radicata base culturale e tecnica e sull’autonomia della ricerca attingendo innanzitutto alla grande eredità del passato.
Duecentoquaranta soci, oltre cento mostre e più recentemente la costituzione di un grande Archivio Storico che con oltre settemila vintages rappresenta una delle più esaurienti raccolte sulla fotografia italiana del dopoguerra, sono le referenze più immediate di un’attività di cui anche questa mostra vuole essere significativa testimonianza.