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LA PRIMA VOLTA IN CAMERA OSCURA di Enrico Andreis
Di mauro (del 20/01/2007 @ 02:40:50, in Tutorial, linkato 3245 volte)
Cose ovvie per gli esperti, ma forse utili per chi per la prima volta si trova ad affrontare una stampa fotografica in bianconero
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bene, la passione per la fotografia ci ha portati alla fatidica prima stampa; il negativo è sviluppato, abbiamo la nostra cameretta oscurata, il materiale distribuito su tavoli e ripiani: possiamo cominciare? Facciamo insieme un ripasso della preparazione, prima del “via”
vaschette: dovremmo essercene procurate almeno 3 del formato leggermente più grande di quello della carta che useremo, minimo 2 centimetri in più per lato (scopriremmo sennò quanto è complicato e frustrante cercare di agganciare con le pinze un foglio che occupa interamente la vaschetta). Dicevo che le vasche sono 3, perché? La prima per lo sviluppo. La seconda per l’arresto, nella terza il fissaggio (vi prego, fatelo questo benedetto arresto intermedio! Non date retta a chi dice che non l’ha mai preso in considerazione, perché o sono molto fortunati da non aver mai avuto copie macchiate, o sono molto ricchi da buttare il fissaggio ogni fine sessione di stampa… al massimo, se siete come me e vi dà fastidio l’odore dell’acido acetico, usate il limone, comprando quei flaconcini nei supermercati in cui è già bello che spremuto ed usatelo in ragione di un cucchiaio ogni due litri d’acqua). Già, ma accennando a chi ogni volta getta i bagni, come facciamo ad essere sicuri invece di poterli riutilizzare senza che la conservazione delle copie abbia a patirne? Cioè come possiamo essere sicuri che il fissaggio funzioni a dovere? Semplice: quando sviluppiamo le pellicole B/Nero, tagliamo la coda della pellicola prima di introdurla nella tank, e conserviamola; questa servirà a stabilire la bontà del fissaggio: immergetene uno spezzone nel bagno appena fatto e calcolate quanto tempo impiega a rendere trasparente la pellicola, memorizzate questo tempo e usate tranquillamente il Fix almeno finché questo tempo non supera il triplo del tempo iniziale (controllando naturalmente con lo stesso metodo di quando in quando, magari prima della successiva giornata di stampa); a questo punto sostituiremo il bagno sicuri di averlo sfruttato fino in fondo, ma senza oltrepassare le sue possibilità. Anche per lo sviluppo si può usare un procedimento simile: a sviluppo nuovo, cronometriamo quanto tempo impiegano le zone di grigio medio ad apparire (io pomposamente chiamo questo sistema “calcolo del tempo di apparizione”) e finché questo tempo non sarà triplicato, usate tranquillamente lo sviluppo (cioè per spiegarmi meglio: metto la carta a bagno, guardo il cronometro; i grigi medi appaiono dopo 30 secondi? Bene! 30 x3 = 1 minuto e mezzo. Quando ad uscire nello stesso modo i grigi impiegheranno 1 minuto e 35 secondi, buttate lo sviluppo e rifatelo). Ricordate che alla fine della “catena dello sviluppo”, per le copie in uscita dal fissaggio dovete prevedere una bacinella di parcheggio, di misura tale e con una giusta quantità d’acqua che vi permetta di contenere almeno una decina di copie in attesa del trasporto verso il lavaggio finale fatto nella vasca da bagno, per non uscire dalla cameretta in cui stampate ogni 5 minuti (se invece avete una camera oscura con annessa acqua corrente e vasca di lavaggio….bèh, vi invidio!). e come spostiamo le stampe da una vaschetta all’altra? Con le pinze naturalmente (NON con le mani, mi raccomando!) ma attenzione, devono essere 3 le pinze, non una sola e nemmeno due, la terza va tenuta come sicurezza; perché quella usata per muovere e togliere la copia dallo sviluppo non deve assolutamente entrare in contatto con l’arresto, sennò rimettendola a bagno dello sviluppo, lo danneggia; quindi se per distrazione capita, mettete la pinzetta da parte in attesa di uscire verso il lavandino per lavarla e prendete quella di scorta, che può anche tornare utile se per caso una delle pinzette “titolari” vi vada completamente a bagno (succede spesso, credetemi).
allora, siamo pronti? Le tre vaschette di formato giusto, riempite con i chimici preparati freschi freschi, le pinzette in posizione, il negativo nell’ingranditore portato a formato e messo a fuoco…apriamo il pacco di carta? NO, ancora una cosa importantissima! La luce di sicurezza è veramente sicura? Quello spiraglio di luce che non riesco ad eliminare, d’accordo che è minimo, ma darà problemi o posso trascurarlo? Come controllare che il locale sia a posto? Semplice: prendiamo un foglio di carta sensibile dello stesso tipo di quella che useremo per stampare le nostre belle foto, di formato fototessera, non di più (inutile sprecare fogli grandi) e appoggiamolo in una zona di lavoro tra l’ingranditore e le vasche, mettiamoci sopra una moneta da 1euro (che poi userete al bar per prendervi un caffè) e lasciamo la carta almeno 10 minuti a godersi la luce di sicurezza della nostra C/O, poi sviluppate e fissate normalmente; se il foglio che abbiamo ora in mano è perfettamente bianco, siamo a posto, se invece si vede il disco bianco della moneta circondato da un grigetto più o meno accentuato, c’è qualcosa che non va, e dovremo controllare meglio il locale o il tipo della luce di sicurezza, o ancora la distanza di questa dai piani di lavoro. Attenzione poi all’ingranditore: mi è capitato di vedere degli apparecchi che facevano uscire una tale quantità di luce dalla testa che erano loro i primi responsabili della velatura della carta; se avete a che fare con uno di questi trabiccoli (a me è capitato con un vecchissimo IFF) mano al cartoncino nero e con un minimo di bricolage eliminate gli “spifferi luminosi” (senza però chiudere le uscite per l’aria calda però! Attenzione). Continuando il discorso velatura della carta, attenti a come siete vestiti: una camicia bianca indossata davanti all’ingranditore, è una sicura fonte di riflesso verso la povera carta che si sta esponendo, quindi indumenti scuri e andiamo tranquilli anche per questo (anche in tutta la zona attorno all’ingranditore, comunque, per lo stesso motivo bisognerebbe provvedere ad eliminare i possibili riflessi rivestendo le pareti della zona con cartoncino nero opaco).
Capitolo ingranditore: verificato che a lampada accesa non crea problemi, resta solo da porre attenzione all’elettricità statica che può produrre, attirando la polvere sul nostro povero ed indifeso negativo, per cui vi consiglio caldamente di “metterlo a terra”, collegando un cavetto elettrico ad una parte metallica del nostro eroe, e attaccando l’altra estremità del cavetto alla massa dell’impianto elettrico o ad un termosifone o ad un rubinetto
Dimenticato qualcosa sul versante sicurezza? Spero di no, non mi resta che augurare BUONA PRIMA STAMPA



Enrico Andreis
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Articolo tratto da Liberi Fotografi telemetrici
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