Distendi la sacca nera con la sua forma a T, la apri e disponi tutto quello che serve al suo interno. Ogni cosa ha il suo posto, preciso per ritrovarlo al buio senza problemi, la tank a sinistra, le spirali a destra, le forbici al centro in alto e poco sotto i rullini. Poi chiudi tutto, infili le mani in quell’universo oscuro. Io riavvolgo sempre completamente i rullini e ho sempre lottato con quegli strani oggetti venduti per facilitare l’estrazione della pellicola che mi mettono in comunione con tutti i santi nominandoli uno ad uno tutti nell’inutile tentativo di estrarre qualsiasi cosa, quindi non li usi, e apro il primo rullo a mani nude sentendomi un po’ Rambo nel primo film. E poi iniza, inizia l’arte di avvolgere il rullo nella spirale, mi sono cadute varie volte, quindi mi capita spesso che si inceppi qualche cosa, tutte le operazioni nella sacca le devi fare non con gli occhi o con la mente, ma con il tatto e con il cuore, e’ cosi’ diverso da qualsiasi altra cosa che fai oggi giorno, e questo fa parte delle magia, soprattuto devi evitare di innervosirti, se le mani cominciano a sudare diventa un’impresa impossibile, il negativo non trovera’ mai la strada e piu’ tentativi fai piu’ corri il rischio di rigarlo. ma in genere va tutto bene, almeno fino a luglio od agosto, quando, abitando in un appartamento senza aria condizionata arriva il momento in cui ti rendi conto che quello sara’ l’ultimo prima dei giorni piu’ miti di settembre.
Chiudi tutto togli le mani e apri la sacca, sempre meglio riporla subito e inizia la ricerca dei 20 gradi miscelando piano piano l’acqua del rubinetto un po’ avanti ed un po’ indietro. Amo il termometro lungo a mercurio, ci vuole tempo, ma alla fine tutto e’ perfetto, il rodianal di qualche settimana sta gia’ diventando rosso scuro e quando lo misceli con l’acqua sembra di annacquare del vino.
Versi tutto rapidamente e cominci i ribaltamenti, la prima volta trenta poi 1, 2, 3,4, 5 contando lentamente ogni minuto per i 7, 15, 30 minuti che servono a completare l’operazione. In quei 55 secondi che ti separano da un’agitazione all’altra sei solo, e allora pensi, pensi a quello che hai scattato, a quello che non hai scattato, a quello che non ricordi, alla speranza che ci sia qualche cosa di buono, a non aver sbagliato la messa a fuoco proprio su quella foto. E’ come una preghiera lenta, un rosario, non puoi piu’ cambiare niente, solo avere fede o sperare. Poi fissi, qui hai piu’ tempo, il climax scende, ormai manca poco. Imbibente e finalmente apri la tank, a meno di grossolani errori che si fanno (tipo sviluppo troppo scaduto) a questo punto sbirciando con il cuore che batte puoi vedere se lo sviluppo e’ andato bene. Lasci scivolare via la schiuma, passando la mano sul filo dell’acqua, quasi accarezzandola.
Appenderli e’ il momento magico, l’eterno stupore dello sviluppo, dove vedi quello che ricordavi e finalmente quello che avevi dimenticato dove le speranze si infrangono dove alcuni sogni cominciano a farti battere il cuore in attesa di poter davvero vedere in ogni dettaglio quell’immagine.
Io non faccio piu’ esperimenti di sviluppi o altro, so che ci sono accoppiate migliori e ci saranno sempre, mi concentro sul rito, e su quel risultato ormai acquisito che va bene per le mie foto, senza acrobazie, e permettendomi di avere una resa negli anni omogenea, non tanti singoli esperimenti bellissimi ma che navigano come isole che non possono toccarsi. Questo e’ il mio personale tutorial sullo sviluppo per tutti voi.