Fnac Milano Dal 22 febbraio al 1 maggio 2005 In questa fotografa il confine tra moda e reportage è fluido e poroso, «venuta dal reportage fotografico, ha trasportato la sua esperienza nel pianeta moda, ai suoi occhi non meno esotico degli estremi confini del Mali o dei grandi freddi della Siberia»
Gérard Lefort
Sono anni che Françoise Huguier viaggia per il mondo. Contrariamente a quanto promettono i depliant per vacanze da sogno e i viaggi organizzati, i suoi non sono viaggi turistici, ma di lungo corso, come quasi più nessuno pensa di farne. Tranne noi, forse, guardando le sue foto, colti dalla nostalgia di ciò che ci rivela e dal desiderio di seguire le sue orme; ahimé, nostalgia dell'ignoto e desiderio effimero di fronte al peso delle nostre vite di oggi...Françoise Huguier va verso gli esseri e la loro sofferenza, le società ferite da mali che vengono loro inflitti senza che si possano difendere, i paesaggi caotici in cui gli uni e gli altri si dibattono per sopravvivere, abituati a non essere né guardati né amati da nessuno. Li guarda e li ama senza fare loro l'ulteriore torto di mettere in scena i sentimenti che le ispirano. La lucidità va di pari passo con il rispetto, la compassione con il pudore. Perché quest'incontro di un itinerario personale e delle traversate dell'«Africa Fantasma» con il caro Michel Cressole seguendo le orme semicancellate di Michel Leiris, con la Siberia «en Route pour Behring» in pieno crollo dell'Unione Sovietica, con un passato il cui cuore triste non smette di battere nello sfogo amaro degli appartamenti in coabitazione di San Pietroburgo? Bisogna far riferimento alle sue foto per cercare di capire; dicono tutto quello che vorremmo sapere su di lei e sul suo approccio, ma sarebbe un'approssimazione ed un errore volere esprimere con le parole quello che leggiamo sulle sue immagini. Per di più, la poesia e la bellezza possono ispirare paragoni, ammirazione, della copie, ma non si spiegano. Françoise Huguier fotografa la moda da molti anni. Della moda è stato detto tutto, che si inserisce nelle profondità della storia umana, che è frivola o riflessiva, che riflette la vita narcisistica del nostro Occidente troppo viziato e che è il rifugio della sua fantasia e della sua gioia, che è diventata volgare a colpi di marketing e di fama, o che è molto utile per accompagnare il cambiamento degli stili di vita. Eppure è raro che la si consideri un viaggio; un viaggio immobile, in sé stessi, un viaggio in cui tutto cambia affinché l'essenziale di quello che siamo rimanga vivo e si muova; è proprio questa la specificità del viaggio; Françoise Huguier fotografa la moda come quest'altro viaggio.
Non si parte mai senza aver letto degli scritti, degli appunti di viaggio, articoli di giornale, a metà strada tra la realtà e l'immaginario. Per il viaggio della moda, Françoise Huguier non rivela le sue fonti perché stima troppo tutti i suoi informatori ma si indovina comunque chi sono le sue guide preferite: Yves Saint Laurent, Jean Paul Gautier, Thierry Mugler, Issey Miyaké e il delizioso Christian Lacroix, lo stilista di Arles che fa sognare. E' una fortuna accorgersi che avremmo scelto gli stessi, ma è vero che, in questo caso, con lei non corriamo gravi rischi di perderci.
Tutti i viaggi danno origine a ricordi e reminiscenze; in un luogo ci ricordiamo di un altro, in un determinato luogo riviviamo qualcosa che abbiamo vissuto altrove, ovunque immaginiamo un passato in cui non eravamo presenti, come se ci fossimo stati con un ruolo attivo. È sempre falso se si conta solo sul reale, e sempre vero nella misura in cui è in gioco in nostro rapporto con l'esistenza. Le fotografie di moda di Françoise Huguier si collocano proprio nel punto d'intersezione tra l'irreale e la verità.
Avete notato il modo in cui gli altri vengono mostrati, al contempo molto presenti e come indifferenti alla fotografia che si sta per fare? Neri, Indiani, Latini, bellezza offerta con lo sguardo altrove, insubordinato, qualunque cosa accada. E avete notato che i modelli non ci guardano nemmeno? Come se fossero occupati a fare altro anziché presentare la moda. Colti sul vivo, è il caso di dirlo, mentre tutto in Françoise Huguier è estremamente elaborato.
Colti sul vivo, perché sono, in partenza, occupati altrove, intensamente presenti, proprio perché sul punto di non esserci più dopo pochissimo tempo. È vero anche per il numero ristretto di coloro che guardano l'obiettivo: sentiamo in pieno la seduzione, la sfida, la ribellione. Fuggendo , questi modelli andranno per la loro strada senza di noi. In compenso, talvolta gli uni e gli altri si guardano; gli indigeni e i viaggiatori della moda si riconoscono come quando ci si fissa durante gli incontri per strada. La luce di una lampadina africana rischiara il segreto di questo scambio, senza svelarlo, e alla fine l'unico a immergere i suoi occhi nei nostri è lo splendido nero che nasconde il suo volto dietro una maschera.
Con le sue foto, Françoise Huguier ci mette al mondo, come fa una madre con il suo bambino. Sappiamo che inizia sempre male, con i pianti, e che poi dobbiamo imparare a cavarcela… È inutile lamentarsi per l'assenza o il silenzio della madre; Françoise Huguier fa il suo lavoro di madre e va un po' oltre, quando preme lo scatto e ci fa vedere la luce.
Frédéric Mitterrand
Fatim foto di Françoise Huguier