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Editoriale
Aveva forse ragione Churchill quando affermò che noi Italiani siamo un popolo strano, perdiamo le guerre come se perdessimo una partita di football e perdiamo allo stadio come se perdessimo una guerra.
L’Italia è veramente il paese delle contraddizioni più profonde e degli eccessi nel bene e nel male, passiamo per quelli che al mondo sanno farsi voler bene come nessun’altro ma non riusciamo a volerci bene a casa nostra.
Se non bastasse il clima di profonda demoralizzante diffidenza che ha fatto in modo che oggi ci guardiamo tutti in cagnesco, che mette chiunque ami la fotografia in condizioni di sentirsi in colpa non nel momento, si badi bene, in cui si scatta ma per il semplice fatto di avere una fotocamera al collo, se non bastassero le interpretazioni disinvoltamente generalizzate di una normativa certamente sana nel merito e nel principio ma scritta probabilmente senza soppesarne opportunamente le conseguenze spicciole, se non bastassero le
badilate di sbrigativa consulenza gettate sul pubblico televisivo delle massaie che, davanti ai fornelli e mestolo in mano, con un orecchio ascoltano lo sfrigolio del soffritto e con l’altro ciò che viene detto a “Forum”, la trasmissione televisiva di Mediaset nella quale, appunto a cavallo di mezzogiorno, vengono imbastiti
simpatici popolari processetti celebrati in modo ritualmente difforme e che si concludono con sentenze finali sulla cui reale esecutorietà mi permetto di avanzare profonde riserve, non bastassero, dicevo, le affermazioni lapidarie dei legali occasionalmente chiamati ad esprimere il proprio parere (“deve essere chiaro una volta per tutte, nessuno può fotografarvi senza il vostro espresso consenso e chi lo fa compie un reato perseguibile”), non bastassero gli scandali nati nelle scuole dall’uso, questo sì distorto e criminoso, dei videotelefonini, complici avvenenti insegnanti sessualmente frustrate che si fanno toccare il sedere dagli alunni o altrettanto avvenenti studentesse che prima stanno al giochino divertente e poi, quando la Polizia Postale sequestra i filmati e la notizia finisce in TV, ritrattano la loro disponibilità spesso consenziente e, divenute improvvisamente tutte Marie Goretti, chiedono ed ottengono danni morali milionari e qualche ora di notorietà, non bastasse tutto questo, ci mancava anche il “fotografo Corona” (sentirlo definire fotografo, per inciso, mi dà un disturbo viscerale difficilmente descrivibile), presunto ricattatore, si dice sempre così fino a sentenza definitiva anche se uno è stato preso mentre fisicamente intascava qualche decina di migliaia di Euro, di personaggi cosiddetti importanti.
Ci mancava solo lui ad accendere le candeline sulla torta e quand'anche alla fine si scoprisse che è tutta una graziosa bufala sarebbe comunque troppo tardi. Accanimento mediatico, fisiologica carenza di scoop o tristissima realtà di una società che sta imputridendo in nome, tanto per cambiare, del Dio denaro? Non fa differenza perché è comunque certo che a farne le spese siamo noi fotografi “veri”, noi che in archivio abbiamo al massimo innocenti attimi di vita e mai abbiamo pensato di utilizzare i nostri scatti se non per uso personale, quello stesso “uso personale” in forza del quale oggi chiunque può gironzolare liberamente con in tasca una o due dosi di eroina. In questa Italia fatta di Calciopoli, Tangentopoli, Vallettopoli, Telecomserbiopoli e forse anche Settantamiliardopoli ci mancava anche Coronopoli a dare il colpo di grazia alla Fotografia onesta. Siamo proprio messi bene…
Roberto Piero Ottavi