Straordinaria e affascinante disciplina, la fotografia
Straordinaria e affascinante disciplina (scienza, espressione artistica e altro ancora), la fotografia consente diversi punti di vista e osservazione. Nonostante questo, soprattutto in Italia, si è affermata una drastica divisione tra tecnica e immagine, separate in propri campi autonomi e referenziali. Ufficialmente, non ci sono punti di contatto: da una parte agisce chi si occupa di strumenti, dall’altra chi prende in considerazione l’espressione fotografica. A volte, in occasioni pubbliche annunciate, il mondo commerciale, quello che sovrintende la vendita degli strumenti, e da questa (e questi) dipende, si avvale di immagini spettacolari per richiamare l’attenzione dei consumatori potenziali. Altre volte, dalla stessa voce sentiamo soltanto le cifre che certificano i soli valori tecnici.
Oggigiorno, questa spaccatura è quotidianamente alimentata da una evoluzione tecnologica tanto rapida da esaurire in sé i tempi di possibili riflessioni e approfondimenti. L’inseguimento di cifre in crescita esponenziale, che definiscono la qualità teorica nei rispettivi parametri fondamentali, dà poco spazio al l’analisi di come e quanto l’attuale aspetto tecnico della foto grafia possa proiettarsi nella confezione, gestione, veicolazione delle immagini: dalla comunicazione (fotogiornalismo, e non solo) all’espressione creativa individuale (gesto artistico o intenzione analogamente artistica). Personalmente, non consideriamo quello della tecnica fotografica argomento fine a se stesso e limitato alla consecuzione delle proprie soluzioni. Diversamente, abbiamo sempre proiettato le condizioni tecniche basilari verso le proprie sistematiche applicazioni: appunto, nel senso dell’immagine. Siamo fermamente convinti dello stretto legame che lega l’evoluzione tecnica dei mezzi (e materiali!) all’evoluzione dello stesso linguaggio fotografico: dalle origini.
Su questa linea di pensiero, ci rammarica che le visioni retrospettive della storia della tecnica fotografica si limitino, per lo più, alla cronologia sistematica degli apparecchi. Raramente si prende in considerazione l’evoluzione dei materiali sensibili, che ha influito maggiormente sull’applicazione e uso della fotografia, dall’originario dagherrotipo al collodio umido, alla gelatina al bromuro. Ma non è soltanto una questione di storia e anni lontani: la diversificata situazione attuale imporrebbe propri temi. Al giorno d’oggi, tra le infinite componenti del l’odierna era digitale, si dovrebbe parlare anche di supporti, materiali e processi di stampa (in laboratorio o in proprio, secondo intenzioni), la cui pertinente combinazione dà forma definitiva alla fotografia. Nel farlo, non sarebbero ammesse divisioni tra tecnica e creatività, ma dovrebbero essere sottolinea te le inevitabili consecuzioni. In definitiva, per quanto le educazioni e propensioni individuali di chi parla e scrive di fotografia guidino le relative visioni, auspichiamo integrazioni, dialogo e confronti tra esperienze culturali diverse. La frenetica ricerca dei singoli alberi morti, che pure inquinano il cammino, non dovrebbe mai far perdere di vista il bosco rigoglioso.
Maurizio Rebuzzini
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