MASCHERATURE, BRUCIATURE E CONTRASTO di Enrico Andreis
Di mauro (del 22/01/2007 @ 02:45:47, in Tutorial, linkato 1686 volte)
allora, serve un costume da Arlecchino e una scatola di fiammiferi….o no? No, quello deve essere per qualcos’altro! Quindi cosa serve per mascherare-bruciare le stampe e perché?
Innanzitutto rifacciamoci all’esempio precedente, dove abbiamo visto che, dopo un provino di controllo, siamo riusciti ad ottenere una fotografia in cui alcune zone sono soddisfacenti, mentre altre sono troppo scure o troppo chiare; dunque bisogna intervenire localmente in quei punti fermo restando il tempo di esposizione media, giusto? Cioè per fare in modo che le zone scure siano più chiare, in quei punti deve arrivare meno luce sulla carta, e cioè il fascio luminoso dell’obiettivo deve essere in qualche modo “mascherato”. Per farlo si possono usare le mani modellando le dita in modo da seguire i contorni della zona (ecco che si rivela l’utilità del timer, che spegnerà l’ingranditore mentre noi abbiamo le mani occupate), oppure con un (solito) cartoncino nero, ritagliato ad hoc. Possiamo anche costruirci vari attrezzi da mascheratura, è semplicissimo: ritagliamo del cartone nelle forme più comuni (un ovale, un rettangolo, una mezza luna eccetera) di misura non troppo grande (io li ho grandi quanto una carta da gioco, all’incirca) e come supporto per tenerli nel fascio luminoso, basta attaccare con il nastro adesivo un filo di ferro lungo una spanna, magari rifinito all’estremità opposta con un occhiello che permetterà di appenderlo ad un chiodino al muro. Per il problema opposto invece (far arrivare più luce sulle zone chiare) basterà un foglio sufficientemente grande (sempre di cartone nero…è ora di fare un monumento all’inventore di questa preziosa risorsa!) con un buco in mezzo; dal buco passerà la luce che “spennelleremo” nelle zone necessarie, il cartone attorno proteggerà le zone adiacenti. Ecco fatto; avremo così, con le nostre azioni di bruciatura-mascheratura, riequilibrato l’esposizione su tutta la superficie della nostra stampa. I tempi di ogni intervento potremmo definirli all’inizio con i classici provini, fatti nelle varie zone; col tempo sarà invece l’esperienza a guidarci.
Altro problema da affrontare: il grado di contrasto della carta da stampa: come si sceglie e perché? generalmente la carta di gradazione 2 oppure 3 (dipende dalle case) è quella considerata normale, quella cioè che dovrebbe, in presenza di un negativo con una gamma tonale regolare, restituirci tutti i valori registrati in ripresa, ma non sempre si hanno dei negativi ottimali, vuoi per scelta obbligata per le caratteristiche dei soggetti ripresi o per errori in fase di sviluppo del rullino, quindi avremo a che fare con fotogrammi contrastati o grigiastri, che in gergo si definiscono duri o morbidi; si compensa allora questo difetto con la scelta della carta che chiaramente sarà all’opposto delle caratteristiche del negativo: carta contrasto per negativi morbidi e viceversa per quelli “duri”. Oggi esistono per fortuna delle carte (chiamate pluricontrasto o multigrade) che modificano il loro grado di contrasto usando dei filtri colorati da inserire nel fascio luminoso dell’ingranditore (filtri che a volte sono contenuti nella testa stessa dell’apparecchio e selezionabili con una manopolina) quindi non è più necessario come si doveva fare un tempo, comprare vari pacchi di carta di diversa gradazione col rischio per alcuni pacchi di usarne pochissima e buttarla perché invecchiata.
Buon lavoro
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