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L'opera di Faganello al Mart di Trento
Di mauro (del 24/02/2006 @ 01:06:45, in Mostre, linkato 1201 volte)

Una mostra antologica al Mart di Trento e al Centro Internazionale di Fotografia degli Scavi Scaligeri di Verona rende omaggio al fotografo trentino recentemente scomparso.


La Provincia Autonoma di Trento e il Comune di Verona presentano una mostra antologica dedicata all'opera del fotografo trentino Flavio Faganello. La mostra, intitolata "Flavio Faganello. Opere 1955 - 2005", sarà ospitata a Palazzo delle Albere, la sede di Trento del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, dal 5 maggio al 27 agosto 2006, dopo una prima esposizione presso il Centro Internazionale di Fotografia degli Scavi Scaligeri di Verona dall'8 marzo al 30 aprile.


LA MOSTRA

Nel 1986 il Mart dedicò a Flavio Faganello un'importante mostra antologica.
"Storie di una storia. Immagini dal Trentino-Alto Adige", faceva il punto sull'aspetto forse più noto della produzione del fotografo trentino, e presentava inoltre, nel catalogo a corredo della mostra, un fondamentale testo di analisi di Arturo Carlo Quintavalle.

Dopo vent'anni, e a pochi mesi dalla scomparsa di Faganello, il Mart torna a rendere omaggio al fotografo trentino con una raccolta di opere che, questa volta, rappresentano anche il bilancio definitivo della sua originale produzione. L'esposizione, ideata e organizzata da esaExpo e curata da Roberto Festi, presenta 180 fotografie che coprono un arco di attività lungo cinquant'anni. Le stampe originali, tutte in bianco-nero, sono suddivise in otto sezioni che cronologicamente tracciano i momenti e i temi predominanti del percorso professionale del fotografo trentino: gli esordi - alla metà degli anni Cinquanta - con le immagini di Napoli e della Spagna e a seguire le fotografie realizzate in Italia e all'estero. Poi i temi più cari al lavoro di Faganello, quelli legati alla sua regione, il Trentino Alto-Adige, che ha analizzato e approfondito per decenni: i ritratti e il mondo del lavoro contadino; la presenza e il ruolo della donna di montagna; il paesaggio naturale e quello antropizzato nelle sue molteplici varianti; le "sequenze", storie con cui esalta il suo ruolo di narratore e, in conclusione, un gruppo di fotografie ironiche e disincantate, in qualche caso amare, che trasmettono fedelmente spirito e sensibilità dell'autore. L'esposizione si completa con un video, appositamente realizzato dalla sede Rai di Trento, che presenta interviste e dialoghi dell'artista.

La mostra è accompagnata da un catalogo (pp. 256, prezzo in mostra 38,00 euro, Marsilio Editore) curato da Roberto Festi e presentato da Mario Rigoni Stern, che pubblica l'intero corpus delle immagini con una serie di saggi critici che trattano ed analizzano il percorso professionale e umano di Flavio Faganello. Gli autori sono Carlos Aguilar, Gianluigi Bozza, Vittorio Cristelli, Franco de Battaglia, Giovanni Kezich, Diego Mormorio, Gianni Mura, Maurizio Rebuzzini, Giuliana Sellan.


FLAVIO FAGANELLO

Flavio Faganello è nato a Terzolas, in valle di Sole (Trentino), nel 1933. Formatosi nella seconda metà degli anni Cinquanta in una regione che era stata il campo di azione di una scuola fotografica di eccellente livello, Flavio Faganello (Trento 1933-2005) è il testimone più attento e attivo nella lettura dei modelli culturali del suo Trentino, dove per cinquant'anni si è impegnato in un profondo lavoro di documentazione che si è spinto, con risultati sorprendenti, nella pura ricerca etnografica condotta con umana e intensa partecipazione.

Debitore alla lezione del neorealismo cinematografico, attento alle esperienze internazionali dei grandi fotografi del secondo dopoguerra, convinto che la fotografia sia soprattutto "racconto", Faganello costruisce un percorso professionale che sa coniugare con grande sensibilità le sue storie con il contesto del territorio e con gli uomini che ne sono protagonisti.

Un lavoro continuo e coerente intrapreso dopo le prime esperienze avvenute in ambito internazionale, che si concretizza nei primi anni Sessanta con la ricerca sulla valle dei Mócheni, isola linguistica a pochi chilometri da Trento, e che avrà come seguito naturale "Gli eredi della solitudine", la fotoinchiesta condotta con il giornalista Aldo Gorfer nel bienno 1971-1972 nei masi sudtirolesi (premio ITAS 1974). Un tema che Faganello riprenderà con acuta intuizione dopo trent'anni (2003) per sancire quel rapporto tra "prima" e "dopo" che è una delle regole compositive maggiormente utilizzate nel suo lavoro e che spesso, con sottile ironia, ha ricostruito a ritroso sull'eredità di un archivio sterminato.
Tre decenni nei quali prende forma il corpus principale dell'attività del fotografo impegnato contemporaneamente anche sul fronte della catalogazione dei beni storico-artistici del territorio trentino e nel non secondario ruolo di fornitore di immagini per l'industria turistica. Anni nei quali il rapporto di routine con le committenze non gli impedisce di raccogliere autonomamente con partecipato affetto e con sorprendente continuità immagini  della "sua" gente: il territorio nelle sue molteplici espressioni, le tradizioni, la religiosità, la civiltà contadina, il ruolo della donna nella società di montagna, gli inevitabili processi di trasformazione del tessuto sociale.
Due importanti mostre antologiche renderanno pieno merito a questo lavoro di ricerca: "Storie di una storia. Immagini dal Trentino-Alto Adige" presentata nel 1986 al Palazzo delle Albere di Trento, con un'analitica introduzione di Arturo Carlo Quintavalle e "Storie trentine. Racconti fotografici di Flavio Faganello" allestita nel 1996 al Museo Nazionale della Montagna di Torino.

Gli stessi temi confluiscono nel volume "Trentino-Alto Adige. Il mio mondo", edito in proprio nel 1993, con il quale Faganello ottiene il suo secondo Premio Itas di Letteratura di Montagna. "Un racconto per immagini in cui l'autore narra la sua terra, documentando le trasformazioni, i contrasti e la società. Grazie a una esperienza artigianale e ad una peculiare sensibilità poetica, Faganello è riuscito a svelare nel suo intimo questa regione. E' un esempio di uso corretto del mezzo fotografico, troppo spesso strumentalizzato da esigenze spettacolari (...) esempio di serietà professionale e di cultura nell'impiego della fotografia". Il giudizio è ampiamente condiviso anche dagli ambienti internazionali legati al mondo della fotografia, dell'arte e della ricerca storiografica che gli richiedono prestigiose partecipazioni ad eventi culturali.

Dai primi anni Novanta Faganello imprime una svolta ancora più intimistica al proprio lavoro focalizzando la ricerca verso ambiti monografici di assoluta originalità: conclude e pubblica una ricerca decennale sugli "Spaventapasseri"; approfondisce con il volume "Con voce di donna" il delicato rapporto del ruolo femminile nelle Alpi; si "immerge" con "Forme d'Acqua" e "L'albero dell'amore", che riprendono dopo anni l'uso del colore, in un astrattismo lirico che guarda con ironico disincanto all'arte contemporanea.