ll Comune di Milano - Assessorato alla Cultura e Federico Motta Editore presentano una grande mostra dedicata ad Helmut Newton. Allestita nelle sale di Palazzo Reale la mostra presenta 90 scatti del celebre fotografo tedesco/australiano, tra cui alcuni inediti. Voluta e progettata in prima persona da Helmut Newton, la mostra espone infatti per la prima volta il ciclo completo “Sex and Landscapes” come lui stesso l’aveva pensato.
Donne forti, tra eros e provocazione, gioco e mistero, glamour e fashion, sadomasochismo e feticismo, sullo sfondo di scenari urbani e stilizzati, interni asettici o barocchi e pareti nude; ma anche lune che si specchiano nel mare, orizzonti desertici, paesaggi. Corpi di donna la cui femminilità è un manifesto di erotismo. Seduzione. Libertinaggio d'arte. Libertà. Ingenuità: questo è stato ed è ancora Helmut Newton, morto a Los Angeles nel 2004 a ottantatre anni, dopo essersi guadagnato la fama lavorando per l’affascinante e conturbante mondo della moda. La mostra ripercorre questo accattivante mondo attraverso una selezione dei scatti più famosi di nudi e corpi femminili, ma non solo.
Indipendentemente delle produzioni per la moda e la pubblicità, Helmut Newton viaggiava costantemente con la sua macchina fotografica, registrando le immagini di tutto ciò che lo affascinava: interni, scenari urbani, marine, paesaggi, edifici entrano così a far parte del prezioso patrimonio lasciato in eredità dal grande fotografo. L’esposizione indaga anche questo aspetto più intimo ma meno noto di Newton, offrendo al visitatore inconsueti scatti di marine cupe e minacciose, onde fragorose, lunghe strade che corrono all’infinito, palazzi enigmatici, vedute aeree e insoliti paesaggi. Ne scaturisce un affascinate percorso che alterna immagini di forte erotismo voyeuristico a vedute di paesaggi nati dalla più profonda intimità di Helmut Newton e trasformati con la sua arma più forte: l’obiettivo fotografico.
Così descrive il fotografo June Newton - la moglie amatissima che divise con lui tutta la vita diventandone essa stessa grande interprete con lo pseudonimo di Alice Springs - «Non volle mai definirsi un artista. Preferiva definirsi un mercenario che affittava il suo talento a chi pagava di più». Quando, sedicenne, fuggito dalla Germania nazista per salvarsi dalle persecuzioni razziali, cominciò a lavorare in Australia come fotografo, decise di accettare qualsiasi lavoro per guadagnare quanto serviva per vivere. «Scattavo foto ovunque – racconta Newton nella sua autobiografia - ma non ho mai pensato che il mio lavoro fosse una forma d'arte. In ogni caso volevo prostituire questo talento che mi era stato dato».
Presentati per la prima volta e proiettati su grandi schermi all’interno del percorso espositivo della mostra, due video con un’intervista di June Newton al marito e alcune riprese di backstage sveleranno i segreti del lavoro di questa straordinaria figura della fotografia contemporanea. Newton accettava la realtà ma solo per renderla sogno: fu questa - estesa alla costante sessuale espressa in forme crudeli, ossessive, quasi riti trasgressivi - una delle chiavi del suo successo.
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