Radici d'acqua 8 (La mostra è stata inaugurata sabato 3 dicembre 2005 - ore 18.30) A cura di Daniele De Luigi
4 dicembre 2005 - 8 gennaio 2006 - Chiostri di San Domenico (Via Dante Alighieri 11 - Reggio Emilia)
Orari:
martedì – domenica: 10.00-13.00 / 16.00-19.00; lunedì chiuso
aperto i giorni 8, 25, 26 dicembre - 6 gennaio 2006; 1 gennaio aperto dalle 16.00 alle 19.00.
INFO: tel 0522 456477
Fotografie di Vincent Breton, Marco Campanini, Federica La Rosa, Teodoro Lupo, Marco Manfredini.
Un progetto ideato da Maria Montanari, promosso dalla sezione di Reggio Emilia di Italia Nostra in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia - Assessorato Cultura e Musei Civici
Ingresso libero
Catalogo: Planorbis editore
Martedì 20 Dicembre, ore 21 - Acqua: 'Storia e geografia del mondo' con Emilio Molinari
Con il sostegno di:
Provincia di Reggio Emilia, Assessorato alla Cultura e al Paesaggio;
Enìa s.p.a.;
Consorzio della Bonifica Bentivoglio-Enza;
Consorzio della Bonifica Parmigiana Moglia-Secchia;
Tecton soc.coop.
L'esposizione presenta un progetto di ricerca curato da Daniele De Luigi, promosso dalla sezione reggiana dell'Associazione Italia Nostra da un'idea di Maria Montanari e realizzato in collaborazione con l'Assessorato Cultura del Comune di Reggio Emilia e i Musei Civici e con il sostegno della Provincia di Reggio Emilia (assessorato alla Cultura e al Paesaggio), di Enìa s.p.a., del Consorzio della Bonifica Bentivoglio-Enza, del Consorzio della Bonifica Parmigiana Moglia-Secchia e di TECTON s.c.r.l.
Vincent Breton, Marco Campanini, Federica La Rosa, Teodoro Lupo, Marco Manfredini, sono i cinque giovani artisti invitati a produrre una serie di immagini nella provincia di Reggio Emilia sul tema dell'acqua, elemento che fin dalle origini ha fortemente caratterizzato questo territorio da un punto di vista sia naturale che sociale e culturale. La mostra intende proporre una riflessione sui suoi molteplici valori materiali e simbolici di bene comune, sul senso della sua presenza storica e attuale nel paesaggio, e di conseguenza sull'importanza della sua tutela.
La particolarità di questo progetto nasce dalla convinzione che per comprendere il territorio è sempre più necessario andare oltre il paesaggio, oltre cioè la pur importante identità estetica dei luoghi. L'idea che sta alla base di quest’operazione è che diverse forme di rappresentazione fotografica, oltre alle vedute paesaggistiche, possano contribuire a restituire nella sua irriducibile complessità la specificità dei luoghi, nei propri valori simbolici, elementi di memoria storica, aspetti antropologici. È in tale prospettiva che si è deciso di coinvolgere artisti la cui fotografia si rifà a linee di ricerca anche molto differenti, frutto delle diverse eredità confluite nella giovane fotografia contemporanea, e solitamente estranee a questo tipo di committenza, richiedendo loro di seguire il proprio percorso personale allineandolo agli obiettivi del progetto.
Teodoro Lupo (Treviso, 1975) è legato all’idea di paesaggio come indagine analitica sul territorio. La concretezza a cui sono improntate le sue fotografie è costruita sulla chiarezza nel mostrare opere idrauliche poco invasive, corsi d’acqua secondari, dettagli marginali che impegnando il nostro sguardo celano l’attenta struttura delle immagini.
Vincent Breton (Salon de Provence, 1971). Nelle sue immagini, in un intenso bianco e nero, l’apparenza fredda e inerte di imponenti opere di ingegneria idraulica viene affrontata avvicinandosi ad esse, osservandone i particolari, rintracciandovi i segni del tempo, nel tentativo di penetrarne la superficie per schiuderne le possibilità interpretative.
Marco Manfredini (Milano, 1974) sceglie di seguire un "dogarolo" in diversi momenti del suo lavoro, trascorrendo con lui interi giorni attraverso la pianura reggiana. Il suo racconto è affidato ora alla dialettica interna alle immagini, ora alla metafora, alternando con disinvoltura fotografie colte sul momento ad altre più studiate e simboliche.
Marco Campanini (Parma, 1981) ha realizzato una serie di “vedute” prese a volo d’uccello su antiche mappe topografiche del reggiano, reinterpretando il genere settecentesco della promenade picturale. Le sue fotografie riflettono sulla storia e il territorio invitando alla riflessione sulla realtà e i livelli della sua rappresentazione.
Federica La Rosa (Basilea, 1971) fonda la sua fotografia sull’empatia con l’ambiente circostante e sulle sensazioni che le suscita, lasciandosi coinvolgere nel contatto fisico con l’elemento e dichiarando la propria presenza nella natura come parte di essa, in una visione intima che si sviluppa su valori simbolici universali.
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