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Bosnia. Fotografie di Bruno Maran e Claudio Olivato
Di mauro (del 13/12/2005 @ 04:01:13, in Mostre, linkato 1723 volte)

Padova, Cortile Pensile di Palazzo Moroni
martedì 7 dicembre 2004 – sabato 7 gennaio 2006

Si inaugura mercoledì 7 dicembre 2005 alle ore 17.30, nella Sala Paladin di Palazzo Moroni, la mostra "Bosnia. Fotografie di Bruno Maran e Claudio Olivato", allestita fino al prossimo 7 gennaio nel Cortile Pensile di Palazzo Moroni.
La rassegna, promossa, in occasione della Dichiarazione dei Diritti Umani, dall’Assessorato alla Cooperazione Internazionale e Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo - Centro Nazionale di Fotografia, presenta due fotografi padovani che ripercorrono gli episodi più significativi del devastante conflitto in Bosnia, attraverso l’assedio di Sarajevo e le successive fasi di ricostruzione dei territori oggetto del conflitto.
Così, a distanza di dieci anni dalla fine della guerra, le fotografie di Bruno Maran testimoniano non solo la ricostruzione di un paese ma, anche, la normalità ritrovata nei luoghi che un tempo furono teatro di scontri armati. Mostar, Sarajevo e Srebrenica sono le tappe del percorso che rievoca la recente storia di questi territori. Nella città di Mostar, dove forte è la percezione di una guerra appena terminata, oltre ai diecimila morti, gli inutili scontri interetnici hanno sancito la definitiva divisione della città in due parti: una croata, l’altra musulmana. Il percorso di Maran prosegue a Sarajevo, dove moschee, chiese e sinagoghe quasi si toccano tra loro e gli immensi bianchi cimiteri, angoscianti per la ripetizione delle date di morte, oggi inseriti nella vita quotidiana della città, sono il simbolo di un’aggressione feroce e indiscriminata che non rispettava nemmeno i morti. Ma il viaggio in Bosnia comprende ancora una tappa difficile: Srebrenica, città simbolo del martirio dei musulmani, è l’ultima tappa del viaggio di Bruno Maran, in cui passato e presente, drammaticità e quotidianità convivono e si confondono, tanto nel cartellone pubblicitario di jeans che raffigura quelli indossati da una vittima del genocidio o in fatiscenti palazzi bombardati che si affiancano a moderni centri commerciali, in una sorta di contaminazione dei costumi occidentali e musulmani. Anche così l’indagine del fotografo si sofferma sulle difficoltà di integrazione delle varie etnie, su contraddizioni e complessità di una realtà da ricucire.
Nel reportage di Claudio Olivato, che si sviluppa nel corso di otto anni (1992 – 2000), si assiste - come ricorda Enrico Gusella - "a momenti e fasi salienti delle vicende che hanno caratterizzato un conflitto, nel quale sono documentati non solo i tanti aspetti drammatici ma anche i solchi profondi rimasti sul corpo e sul terreno, nelle città e nell’animo. I frammenti di un dolore, delle sofferenze, vivono così nella serie di sequenze fotografiche del fotoreporter padovano: una madre, valigia alla mano, con il proprio figlio lungo la strada per Bosanski Brod, che si accinge ad attraversare il ponte sulla Sava per passare in Croazia, o a Sjekovac, zona di confine tra la Bosnia e la Croazia, dove un gruppo di militari croato – musulmani su di un trattore si stanno ritirando dall’ultima avanzata dei serbi. A Mostar sono, invece, i cumuli di macerie, un morto sulla strada, e lo "Stari most" ovvero il ponte vecchio distrutto, e a Jablanica alcuni bambini che attendono lungo la strada aiuti e viveri dal campo UNPROFOR del contingente spagnolo. Ancora a Sarajevo, solo tra i ruderi, dentro lo scheletro metallico di una sedia, nella sala di lettura della Biblioteca Nazionale, un bambino che canta il suo "grido", la sua richiesta di aiuto. "Pazi snajper": attenti ai cecchini. Recita così la grande scritta che accompagna il cammino di un uomo che, in bilico e con timore, si accinge ad attraversare la strada. Ma via via, nelle strade, nella città e nelle case si tenta di ristabilire una sorta di normalità, si cerca di ritrovare la speranza, la gioia di vivere. Sono così due anziani che in una situazione di fortuna giocano a scacchi; come Vedran Smajloviĉ, violoncellista della Filarmonica mentre suona in un vagone distrutto della stazione centrale di Sarajevo. Sono segnali di vita oltre il dolore e le sofferenze." Segni dentro cui ricostruire il futuro, per il quale le fotografie di Bruno Maran e Claudio Olivato sono fonte di energie, messaggi autentici in grado di dare un senso alla vita delle persone.

biografie

Bruno Maran nasce a Padova dove vive e lavora. Inizia a fotografare nel 1969, collaborando con agenzie fotografiche specializzate nell’automobilismo sportivo. Si è occupato di pubblicità. Dopo anni di lontananza è tornato alla pratica fotografica da cui nasce la raccolta Riflessi. Attualmente si occupa di reportage e fotografia sociale. Dal 2001 è fotoreporter dell’agenzia Stampa Alternativa. Nel 2004 fonda con altri fotografi il Gruppo Controluce. Tra le mostre personali nel 2005: "FotArt - 6° Sant’Urbano nella Natura"; nel 2004 "Cromatismi – non vi è nulla di più astratto della realtà", PhotoVideoMarket Gallery, Mestre (VE); "Cromatismi" – Miramare, m’Arte, arte e design, Verona; nel 2003 "Pescatori del Kerala - tra passato e presente", Trivandrum, India; nel 2002 "Tracc(i)e di vita", Circolo fotografico PH - Padova.


Claudio Olivato nasce a Padova nel 1953. Dal 1985 al 1989, collabora come fotografo con il quotidiano "Il Gazzettino". Fotoreporter free-lance, da tredici anni presta particolare attenzione agli eventi internazionali, con reportages su temi e avvenimenti sociali. Nel 1990 è in Romania durante e dopo la caduta del regime di Ceausescu. In seguito realizza alcuni servizi in Albania e nella ex Jugoslavia, dove segue le guerre in Croazia, Macedonia, Serbia e soprattutto in Bosnia Erzegovina e a Sarajevo dove è costantemente presente sia durante il conflitto, che nei primi anni del dopo guerra e nel corso della ricostruzione dei territori distrutti. Del 1997 sono i servizi in India, in Tagikistan e Afghanistan dove documenta la vita delle popolazioni del nord in guerra contro i Talebani. Tra il 1998 e il 2000 è di frequente in Kosovo dove documenta la repressione di Milosevic e le conseguenze della guerra con la NATO. Nel 2000 inizia la collaborazione alla produzione del film "Inviati speciali" nella Republika Srspka di Bosnia. Dal dicembre 2001 a gennaio 2002 realizza servizi da Israele e dalla Palestina. E’ del 2003 la mostra "Bosnia 1992 – 2000" promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo – Centro Nazionale di Fotografia di Padova.
Fotogiornalista, collabora con riviste, giornali nazionali e internazionali, e agenzie fotogiornalistiche.

"Bosnia. Fotografie di Bruno Maran e Claudio Olivato"
Mostra promossa dall’Assessorato alla Cooperazione Internazionale e dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo – Centro Nazionale di Fotografia.
Mostra a cura di Enrico Gusella.
Direzione della mostra: Alessandra De Lucia.
Ufficio Cooperazione Internazionale: Gianna Benucci.

Padova, Cortile Pensile di Palazzo Moroni
7 dicembre 2005 – 7 gennaio 2006

Orario: dal lunedì alla domenica 9.00 – 18.00
Chiuso il 25 e il 26dicembre 2005; 1 e 6 gennaio 2006.
Ingresso libero.

Centro Nazionale di Fotografia
Via Isidoro Wiel 17 – 35127 Padova.
Segreteria della mostra: Vincenzo Carofiglio Giorgia Da Meda, Anna Defrancesco, Valeria Motta, Nicoletta Pavan.
Tel. e fax 049 8721598 Tel. 049 8722531
e-mail: cnf@comune.padova.it Sito internet: http://cnf.padovanet.it

Ufficio Pace e Cooperazione Internazionale
Tel 049 8205053 – fax 049 8205054
e-mail: ufficiopace1@comune.padova.it