SCATTI E RISCATTI
Potrebbe sembrare né più né meno un’operazione "di archivio", nata, tra l’altro, in modo estemporaneo, complice un computer portatile ostinatamente aperto sul tavolo di un bar alla fine delle giornate di lavoro. Da quel pc vengono fuori fotografie tipicamente da reportage degli incontri casalinghi del Palermo e la festa finale per un’Europa mai raggiunta prima nella storia dei rosanero. Ma non solo questo, insieme alle azioni di gioco anche occhiate quasi distrattamente rivolte al pubblico, ai tifosi. Scatti fulminei di spalti che parlano, in alcuni casi gridano a gran voce, del riscatto (sportivo) di una città.
Nasce così l’idea di "Scatti e Riscatti", a metà fra il reportage che nel lavoro di Massimo Barbanera si scopre sempre incline al ricercato, alla sublimazione del particolare, e il "controcampo" verso i tifosi. L’idea di Ludovico Gippetto può considerarsi figlia legittima di quella intuizione che in pieni anni ottanta fece nascere su RaiTre "Quelli che... il calcio" di Fabio Fazio ma in realtà partorita un anno prima da Andrea Barbato che conduceva la prima domenica pomeriggio della rete diretta da Angelo Guglielmi, quando i diritti tv sul calcio cominciavano a diventare oggetto di aste milionarie. Complice la curiosità registica di Paolo Beldì (famosi la sua passione per le inquadrature delle calzature degli ospiti e il suo Sanremo nel quale i primi piani erano anche per il pubblico dell’Ariston irrimediabilmente assopito) il calcio viene offerto per la prima volta al pubblico televisivo mostrando chi lo guarda in studio o allo stadio anziché ciò che avviene in campo. Una reazione di leggerezza e presa di distanze dai troppi fanatismi del pianeta calcio, quasi un naturale contrappunto ai tanti "processi" e "moviole" televisivi, tentativo riuscito di mostrare non solo il pallone ma chi lo guarda e di pallone vive.
La mostra riprende, quasi inconsapevolmente, questo modo di guardare allo stadio e nello stadio, accoppiando per similitudini e contrari gli scatti da fotoreporter del Palermo in Serie A con le occhiate distratte o forse distrattamente argute, lanciate sugli spalti. Fra una maglia stropicciata e i noti gesti di Luca Toni ecco aprirsi un mondo di striscioni amari, sardonici, cinici, goliardici e in mezzo a queste scritte i visi che le attorniano ma anche, se si guarda bene, molto di più. Una Fiat in crisi come molte industrie della zona, il dramma del lavoro, la voglia di non essere ancora ai margini dell’Italia e dell’Europa. Il bisogno di non sentirsi più gli ultimi o fra gli ultimi, la necessità di una speranza, di non abitare più in un luogo "irredimibile". E anche, non è poca cosa, la dignità e la civiltà che sembrano dare ragione al sogno di Zamparini di uno stadio senza reti e barriere, senza limiti...
Scatti e riscatti in campo, scatti e "riscatti" sugli spalti, in un accostamento che diventa un lungo piano sequenza che dal rettangolo di gioco del Barbera allarga l’inquadratura su un’intera città e su una terra che dopo questa nuova avventura in Serie A si aspetta ben più grossi riscatti che non dipendono certo dall’arte pedatoria di undici ragazzi in rosanero. Una terra che per il momento si abbandona comunque al piacere e alla maestria tutta siciliana di "accontentarsi". Un piede, o almeno un pallone, in Europa alla fine lo abbiamo messo.
la mostra si terra' presso i locali dell'Oratorio di S.Stefano Protomartire in p.zza Monte di Pieta' n°5 a Palermo
www.massimobarbanera.com
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