Leicapassion 4-2006: la passione si sente
Di mauro (del 17/01/2007 @ 22:34:25, in Leica, linkato 1951 volte)
Un numero davvero corposo, oltre 60 pagine e 26Mb per la prestigiosa rivista online condotta da Roberto Piero Ottavi. Tanti gli articoli che vanno dalle novita' (il nuovo elmarit di casa leica) alla stampa fine-art in digitale. Curiosita' collezionismo e tanto altro. La rivista talmente unica e professionale da essere linkata ormai da siti americani e giapponesi.
Le pecche della rivista? nessuna, anzi sorprende che continui ad essere "regalata". Credo pero' sia importante cominciare a pensare anche a delle traduzioni ufficiali e competenti.
Se ci sono volontari possono mettersi in contatto con photobit o direttamente con la redazione di leicapassion.
Come al solito l'editoriale:
Le scimmie urlatrici ...
Mai come dopo la presentazione della M8 si era assistito a tanto rumore nella foresta, neppure quando fu presentata la Leicaflex che fu vista come una pericolosa presa di distanze da quel telemetro che fino ad allora aveva significato “Leica” in tutto il globo terracqueo.Tre o quattro anni or sono la foresta rumoreggiava dello scontento per la mancanza di una opzione che anche le fotocamere giapponesi economiche ormai montavano di serie, “...ma Leica che cosa aspetta, non ci vorrà mica Von Braun per aggiungere l’esposizione automatica, che si vergognino! Leica è sempre la solita che arriva dopo tutti gli altri...” , brontolavano in molti, in troppi.E fu così che fece capolino la M7 che alla praticità della M6 aggiungeva la strardinaria comodità dell’automatismo ma il brusio nella foresta non scemò perché… “l’otturatore non è più quello meccanico, è elettronico e l’elettronica richiede le pile (ma guarda che scoperta), e se restiamo senza batterie come facciamo?”. Scusa, e se resti senza benzina nel serbatoio dell'auto?In breve tempo comunque le acque si calmarono anche in questo caso e furono in molti i professionisti del reportage, quello vero, che si accorsero di quanto comodo fosse poter pensare solo al fuoco e all’inquadratura lasciando alla macchina il balletto dell’esposizione più precisa e veloce di qualsiasi precedente misurazione manuale.“Problemi senza sosta-con quello che costa”, sembra di sentire gli slogan del solito corteo metropolitano, striscioni e megafoni in testa, tamburi in coda.In realtà quel “con quello che costa” è un ritornello che risuona da sempre nella foresta ed è stato sempre portato in punta di lingua come se al mondo, con tutti i problemi che assillano l’umanità, ci fosse da guardare solo a Solms e al costo di un obiettivo o ad una manciata di pixel mentre è soltanto una questione di scelte.Ma questa volta, nel caso della M8, il nostro habitat sembra veramente infestato di scimmie urlatrici, sguaiate come solo le scimmie sanno essere, bocca spalancata verso un cielo che, purtroppo per loro (le scimmie urlatrici sono terribilmente miopi dalla nascita), non riescono a vedere neppure quando si arrampicano sui rami più alti della foresta fluviale, a digrignare i denti e gridare il proprio sdegno per un prodotto che nella maggioranza dei casi neppure conoscono se non per quanto è stato scritto, spesso a vanvera, sui vari Forum.Ma perchè tanto chiasso? Quando Nikon e Canon, ammiraglie indiscusse in questo digitale così poco culturalmente teutonico, soffrivano di problemi fisiologici molto più pesanti e difficili da risolvere di quelli della M8 di Leica, le stesse scimmie urlatrici non smisero per un solo attimo di spulciarsi, attività da un lato di importantissima aggregazione per loro e per noi certamente piacevole perché condotta soprattutto nel più completo e discreto silenzio.La M8, alla luce delle ultime versioni del firmware, galoppa rapidamente verso una perfezione che molti maschi dominanti tra i Primati non vorrebbero fosse mai raggiunta e certamente qualche cosa che non va riusciranno certamente a scovare ma almeno potremo contare su un po’ di raucedine che renda meno rumoroso il loro schiamazzo. Poi, come sempre, la foresta ritornerà silenziosa in attesa del prossimo progetto della Grande Mamma.
Roberto Piero Ottavi
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